domenica 27 luglio 2014

Nibali alza il trofeo davanti all'Arc du Triomphe: il Tour de France 2014 è tutto suo!


Dopo 3 settimane in cui i nervi sono stati tesissimi, è arrivato il giorno in cui ha potuto finalmente scioglierli. Tanta attenzione nei minimi dettagli, ogni minuto della corsa in controllo, quella maglia gialla conquistata già nella seconda tappa, prima ancora che il Tour sbarcasse in Francia e quando tutti facevano parte della carovana, compresi Contador e Froome.

Forse gli stessi campioni della Saxo e del team Sky, messi subito alla prova, hanno pagato la pressione e sono incappati nelle cadute che li hanno costretti a uscire prematuramente dalla corsa.

Ma Nibali non ha mai abbassato la guardia, non si è fatto mai sorprendere, non ha mai ceduto nemmeno un metro dai diretti inseguitori in classifica.

Dalla partenza di Leeds fino alla cronometro di ieri, il messinese è sempre stato tra i primi, in molti casi anche senza compagni di squadra, a causa di infortuni o grande lavoro nei primi kilometri delle tappe. Ma nonostante questo non ha mai dato l'impressione di essere in difficoltà, sempre molto concentrato e con poche espressioni in volto, anche sui traguardi in cui ha sollevato le mani per la vittoria conquistata.


La passerella verso Parigi invece ha mostrato il vero Nibali, l'uomo che vuole godersi questa giornata per intero, che finalmente può lasciarsi andare in lunghe chiacchierate, nessun controllo, solo sorrisi e foto con i compagni.

Bellissima l'immagine con tutti i connazionali, anche di squadre concorrenti, nel segno di grande sportività. Emozionante vedere tutti gli italiani su due ruote, protagonisti di questo Tour, da De Marchi a Montaguti, abbracciarsi attorno alla maglia gialla e davanti all'intero plotone, con Giovanni Visconti che festeggia il siciliano e seppellisce ogni voce che parlava di rivalità tra i due.

Ma c'è stato il tempo di scattare qualche foto anche con le altre maglie della manifestazione: la verde di Sagan, vincitore della metà dei punti a disposizione sui vari arrivi, ma mai primo in una delle 21 tappe, la pois di Majka e la bianca di Pinot.
Non è mancato nemmeno lo scatto con i compagni di squadre dell'Astana, che hanno accompagnato anche oggi Vincenzo, fino all'ingresso di Parigi.


Lo Squalo brinda con lo champagne oltralpe, nell'edizione che ha rivisto i francesi tornare sul podio con il giovane e l'"anziano", Pinot e Peraud, dopo l'ultima apparizione con Virenque nel 1997, e bisogna andare indietro di ben 30 anni per vedere due corridori transalpini tra i primi tre, dalla storica coppia Fignon-Hinault.

Anche noi italiani abbiamo dovuto aspettare 16 anni per vedere di nuovo un azzurro trionfare a Parigi, e quella di Nibali è la decima vittoria per un ciclista dello stivale. Il siciliano succede a nomi immensi come il primo a trionfare Bottecchia, i nemici-amici Coppi-Bartali, il leone del Mugello Nencini, gli ultimi a vincere i tre Grandi Giri, Gimondi e Pantani.

Prima di questa Grande Boucle, la mamma del Pirata, commossa, aveva consegnato la maglia gialla dell'indimenticabile ciclista, ad un emozionato Nibali, che le aveva promesso di omaggiare l'emiliano se avesse vinto il Tour.

Il padre di Enzo, come lo chiamano in famiglia, racconta di tutta la genuinità del suo ragazzo, da vero siciliano, quanto sia stato un lottatore dai primi km percorsi sulla bici, quanto sia stata preziosa l'esperienza in Toscana prima di diventare professionista.

Fino al primo passaggio sotto la Torre Eiffel, è stata una grande festa per tutti i corridori rimasti in gara, anche per Voigt con qualche metro di passerella per salutarlo al suo ultimo Tour,  ma dopo l'ingresso nella capitale francese e sotto il volo delle frecce della Pattuglia Acrobatica, è partita la sfida tra la squadre dei velocisti che puntavano a vincere sotto l'Arco del Trionfo.

Nello storico percorso degli Champs Elysees si è alzato bruscamente il ritmo del gruppo, i primi scatti e le prime cadute, con Peraud che ha dovuto rimediare ad una scivolata per proteggere il secondo posto, con i 30 secondi di vantaggio su Pinot.
Ma dopo tante piccole fughe, gli ultimi metri sono tutti per i più veloci, con il Tour che si chiude come si era aperto, con Kittel che fa suo anche il traguardo di Parigi, superando con un colpo di reni il norvegese Kristoff e vincendo la sua quarta tappa.


Poi solo commozione, con i baci di Nibali alla piccola Emma e alla moglie, gli abbracci alla famiglia e agli amici, ma sempre con tanta compostezza, l'espressione di un ragazzo serio, che forse ancora non si rende conto dell'impresa compiuta. Sul podio è un'emozione incredibile, le parole di Vincenzo con la voce rotta sono per tutti, per chi lo segue da Messina e per il suo team e il direttore Vinokourov, il quale in carriera non è mai andato oltre al terzo posto nella corsa francese.


Dopo le varie premiazioni e il discorso dello Squalo, c'è il boato del folto gruppo di italiani presenti a Parigi, e tra i tanti tricolori si innalza un cartello con su scritto "Nibali come Pantani, orgogliosi di essere italiani". Quella scritta con l'inno di Mameli in sottofondo rievoca momenti magici, ma incornicia anche un giorno che rimarrà nei nostri ricordi.

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